Ricomincio da me!

Ogni fallimento è semplicemente un’opportunità per ricominciare in modo più intelligente.
(Henry Ford)

Mi chiamo Paolo Crespi e nasco 48 anni fa a Busto Arsizio, vicino all’aeroporto di Milano Malpensa. Ho vissuto per tanto tempo in un paese lì vicino, Castano Primo, dove sono cresciuto e dove ho ancora tanti amici.
Nonostante le mie origini varesotte, sono invece da sempre milanese di adozione: ho studiato al Politecnico di Milano e lavoro nel capoluogo lombardo da più di vent’anni, per molto tempo in centro centro e recentemente nel nord est cittadino.
Oggi la vita mi ha portato a risiedere a Sesto San Giovanni, città di cui fino a pochi anni fa non conoscevo nemmeno l’esistenza, e in cui oggi vivo un rapporto di amore-odio non sempre facile da conciliare.

Amo lo sci, lo sport (in particolare correre a piedi) e la musica (tutta) e ballare (anni 90, e recentemente, latino americano con la salsa e la bachata che animano alcune serate). Adoro bere un buon bicchiere di vino, specie se in compagnia, e mi piace fare lunghi giri in bici e passeggiate a piedi. Amo il mare in estate e la montagna in inverno anche se…. il contrario, ha pure un certo fascino.

Era tanto tempo che volevo creare questo sito web, per poter parlare di me, di chi sono. Per scrivere della mia storia, per ricominciare. Perchè sì…. ricomincio da me. Ricomincio con le mie ambizioni, con la mia allegria, con il mio sorriso. Ricomincio con la mia voglia di fare, con il mio entusiasmo nel mettermi nelle cose, ricomincio a costruire il mio futuro passo dopo passo, partendo dal presente, dal mio presente, qui e ora. Consapevole che, come riporta la citazione in alto, ogni fallimento è un’opportunità per crescere, un insegnamento e lo spunto per non sbagliare più; consapevole che la vita ti cambia sempre le carte in tavola e quindi non ha senso fare progetti a lungo tempo e che la felicità sta nel trovare un giusto equilbrio oggi, e mantenerlo ogni giorno, giorno dopo giorno. Ho la forza dentro e tutti gli strumenti per potercela fare

Questo sito web contiene qualche articolo, come questo, e tante immagini, tanti percorsi. Nella mia idea vuole essere un diario, che mi accompagnerà in questa seconda vita. E a te, che stai leggendo queste righe, ti faccio l’augurio più bello: poter creare anche tun giorno il tuo sito web, per raccontare al mondo la tua, personale, storia di successo. Buona lettura allora, e buon divertimento !

E… buon 2024

Sono passati poco meno di 4 anni da quando ho creato ed iniziato a scrivere su questo blog. 4 anni in cui sono successe tante cose, piu’ belle e meno belle, e ci si ritrova ancora qui, a inizio anno, ad augurare un “buon inizio”.

Il 2023 per fortuna se ne è andato. A memoria, ricordo solo un anno – nell’ultima decina diciamo – in cui era veramente andato tutto bene, molto bene, per cui essere contento. Me lo ricordo benissimo quell’anno…. il 2015. Invece quest’anno è stato un anno ancora di cambiamenti, che quasi inesorabilmente si ripresentano, sempre diversi, e non sempre positivi. L’intervento di mio fratello , e le conseguenze che ancora oggi vive. Mamma, che è andata in RSA dopo essersi rotta un femore, che peggiora di giorno in giorno, e non parlo solo della gamba. E poi casa mia …. che ho dovuto lasciare mio malgrado, e un “rientro” difficile al paesello, che oltre a non decollare…. pensavo e speravo portasse almeno un preciso elemento positivo. Che non si è realizzato, purtroppo, e non certo per colpa mia.

E’ un 2024 quindi carico di aspettative che mi aspetta. Casa, lavoro, sono le due parole chiavi. Mi fermo a pensare, e so che non dovrei, a quelle persone che io ritengo fortunate, perchè vivono in una bella casa che amano, hanno un lavoro che piace, soddisfa e gratifica, e magari hanno pure la persona del cuore accanto. C’è stato un tempo in cui per me era così, ma ora quel tempo sembra ormai un ricordo, passato, che il tempo via via fa svanire sempre più. Flebili ricordi di quel senso di serenità e appagamento… che ormai piu’ di “qualche anno fa” potevo vivere.

Mi dico e mi ripeto che oggi il bicchiere mezzo pieno è: posso scegliere. Scegliere di “ritornare da me”, come recita l’ultimo libro che ho letto. Scegliere di riscoprire chi e cosa sono stato e sono veramente. Di essere IO, di non dover fingere, di non dover aspettare qualcosa che non arriva mai, in un eterno limbo. E dovrei essere felice perchè a differenza di anni fa… ora dipende veramente solo da me.

E pure…. c’è questo senso di vuoto che a volte mi prende, mi stringe e mi fa mancare l’aria. Manca qualcosa.

Ad inizio anno, leggo che tanti si fissano degli obiettivi. Chi vuole smettere di fumare, chi deve dimagrire qualche chilo, chi vuole pianificare un viaggio lontano. Io ne avrei di obiettivi da pormi…. ma faccio fatica, molta fatica, non solo a posare il primo mattoncino, ma anche a decidere su cosa puntare. E come mettere il primo mattoncino. Dicono che il segno “toro” è indice di tenacia, forza, intraprendenza, precisione, caparbietà, tra le altre caratteristiche.

E allora il mio augurio è di ritrovare il “toro” che c’è in me. Quel Paolo col sorriso contagioso, capace ed energico, che entrava in ufficio al lavoro fischiettando, che sfonda porte e indirizza problemi. E li risolve, e ottiene quello che vuole. Che sia un 2024 che almeno getti le basi per riscoprirmi, tanto basterebbe per me. E chissà che magari… sia un 2024 con qualche sorpresa positiva per cui essere veramente felici fra 365 giorni.

“Passerà questo momento”

Terminava così, o quasi, una chat di ieri sera. Quando, dopo aver chiacchierato su (quasi) tutto quello che mi sta succedendo in queste settimane, la frase (l’unica del resto, mi viene da dire) che chiunque ascoltando o leggendo avrebbe potuto rispondere è stata ….. passerà questo momento. E lo credo anche io, lo voglio e lo devo credere. Del resto…. qual’era lo slogan? Guarda avanti… no?

Scrivo questo post da una camera dello IEO, dove mio fratello è in questo momento sotto i ferri per un intervento chirurgico. Nel frattempo mamma ha pensato bene di cadere, rompersi il fermore, farsi operare ed ora è in riabilitazione molto lontano da qui. E in tutto questo…. cosa che già bastava da solo, c’è in ballo il trasloco, con tutte le implicazioni psicologiche che ne derivano. Ogni volta mi dico di aver toccato il fondo, di dovermi rialzare e ripartire, ed ogni volta succede qualcosa che inevitabilmente abbassa nuovamente l’asticella. Forse, in effetti, non dovrei dire più nulla, ho come la sensazione di portarmi sfiga da solo.

Normalmente, in questo periodo, dovrei essere qui a parlare di vacanze, di come sono andate, di quanto mi sono piaciute, dei posti che ho visitato, di quello che è successo, e invece…. non sono proprio nel “mood” appropriato. Anche se le vacanze quest’anno sono state particolari e meriterebbero di essere raccontate (e forse lo farò in un prossimo articolo): impegnative, per certi versi, nuove per altri.

Ho avuto la fortuna di avere a fianco una persona intelligente, capace di capire i momenti difficili e di interpretare nel miglior modo possibile questo periodo, mettendomi a mio agio, che mi è stata ed è vicina e presente, costantemente.

Quest’anno poi sarà l’ultimo di sicuro con Matteo in configurazione “family”: fra pochi mesi compirà 18 anni… e se già è stato difficile portarlo in vacanza tutti insieme, con certezza dal prossimo anno le scelte saranno altre.

Matteo, so che ti è costato venire con noi…. ma grazie. Avevo bisogno, forse egoisticamente, che tu facessi parte della squadra ancora per quest’anno…. ed ora so che posso davvero andare avanti.

Davide cresce… sempre, di più. A volte il raporto con lui è difficile, complice l’adolescenza; a volte sembra sempre il mio “Davidino”, capace di farmi sorridere quando ci meniamo o ci rincorriamo… e ancora giochiamo insieme a racchettoni in spiaggia o a palla merda.

Tornando invece al “momento”, una cosa il trasloco avrebbe dovuto portare di positivo: la vicinanza a loro. Invece nonostante non abbia scelto io di traslocare, nemmeno questo (forse) servirà a qualcosa, perchè problemi quali “vanno spostati i libri di scuola” o “non posso giocare alla playstation coi miei amici” sembrano essere insormontabili. E pensare che qualcuno dovrebbe agevolare più possibile questa vicinanza…. e non lo fa. Che tristezza.

E allora, cosa rimane da tutto questo, in un caldo giorno di fine agosto 2023 ? Cosa rimane di davvero positivo? Qual’è il bicchiere mezzo pieno? Una cosa c’è, in effetti, e si chiama: consapevolezza.

La consapevolezza di essere, fra poche settimane, in uno stato, in una situazione, in un contesto…. che mi consente di essere libero da ogni vincolo, dipendenza, condizionamento o influenza. Libero di poter fare le mie scelte, a mente vuota. Libero di poter farmi vivere, se i miei figli lo vorranno e se…..mi sarà permesso ….. ancora con più costanza. Libero di poter re-impostare la mia vita: dove vivere, cosa fare, quali amicizie frequentare.Non sarà facile, a 48 anni; ma del resto, non è stato facile fino ad oggi.

La consapevolezza di poter ricominciare, da un piccolo paesino, e andare dove voglio ad abitare, a vivere. Costruire e ricostruire. Senza schemi, senza vincoli. Mettendo al centro me, quello che mi fa stare bene, non più a servizio totale ed esclusivo di altri. Non è egoismo, ma dare tutto se stesso ad altri non ha pagato nella mia vita: e forse è arrivato il momento di pensare un poco di più a me stesso.

Chi vorrà fare parte di questo viaggio….potrà salire sul treno. Ma stavolta il treno fisserà la sua destinazione…. e non aspetterà in stazione, nè devierà dal percorso. E il treno, lo guiderò io.

Si ricomincia. Ancora. Da zero.

Il 3 aprile 2020 inauguravo questo blog con la frase di Hanry Ford: “Ogni fallimento è semplicemente un’opportunità per ricominciare in modo più intelligente“. Non so dire se ci credevo (e ci credo) veramente o cosa… lo ammetto. Di sicuro, oggi, sono di fronte all’ennesimo fallimento e mi tocca ricominciare, ancora una volta, da zero.

Succede infatti che dopo 5 anni devo lasciare un’altra casa. Stavolta casa mia, quella che ho costruito, arredato, arricchito, da solo. Settimane dopo settimane dopo settimane. Dopo averla comprata, ristrutturata e averla arricchita di quadri, domotica, piante/fiori e comodità di ogni genere. La mia casa, quella con solo il mio nome appiccicato sul campanello. Quella che doveva essere inizialmente un investimento da affittare, poi diventata casa mia, e poi ritorna ad essere quella che era all’inizio: un investimento, o un futuro rifugio per i miei figli. Peccato che nel frattempo io di quella casa mi sono innamorato, perchè oltre ad essere casa mia…. rappresenta oggi il mio baricentro di vita, il mio “vado in scooter in 15 minuti al lavoro”, o semplicemente lo stare vicino ad amici, colleghi, ex colleghi. Il mio mondo.

Ecco tutto questo sta per scomparire, e sebbene manchino 3 mesi al giorno in cui non potrò più entrare, sento già come se quel tempo fosse arrivato. E più sento questo peso, più intorno a me c’è indifferenza, superficialità. Che fa ancora più male. Perchè in fondo: è una casa no? Quattro mura, peraltro in un paese semi-sconosciuto ancora oggi. E invece era (ed è) per me la rinascita, l’affermazione di qualcosa che ho sempre desiderato (vivere in una città, nella mia città, Milano) vicino a tutto quello che ho sempre voluto. La possibilità di andare facilmente a teatro, fare la spesa, prendere la metro e andare in centro. Incontrare gli amici, fare un aperitivo.

In una parola: vivere.

Torno in una città (o paese?) che in fondo mi ha visto crescere per i primi 40 anni, dove l’unico sollievo (e non è poco) è il fatto di poter avere vicino, piu’ vicino, fisicamente i miei figli. Che peraltro sono cresciuti, sono ormai grandi, e quindi con il rischio…. di non aver nemmeno piu’ questo “beneficio”. Solo, in una città diventata dopo 5 anni straniera, lontano da tutto e da tutti. Isolato. La sto facendo più pesante di quello che è , vero? In fondo…. ci sono cose più importanti. C’è la salute. C’è il lavoro…. già…. il lavoro.

In fondo, è una casa, una stupida casa.

Però, era la mia casa. Come a quella precedente, che pure avevo costruito a mia immagine e somiglianza, e che ho dovuto vendere, 2 anni fa… quando scrivevo che un’altra porta si stava per chiudere….In fondo , è l’ennesimo deja vu. Che non avrei voluto vedere. Ma… del resto, non c’erano piu’ le condizioni per stare qui…. giusto?…..Non più. Ho provato, riprovato, ho resistito. Quasi a tutto.

Sono passati 5 anni…. e ricomincio ancora daccapo. Da zero. Zero amici, zero contatti, zero legami, in un paese dove non voglio stare, i cui ricordi peseranno più del presente. In cui mi sentirò osservato, forse giudicato, di sicuro non apprezzato. In una casa buia, dove quando aprirò le finestre non vedrò la vista del decimo piano, la torre Mediaset, piazza tre torri o il Pirellone. No. Vedrò un cortile, o nella migliore delle ipotesi… una piccola strada di paese, trafficata di biciclette e gente che urla.

Certo che la vita è davvero incredibile (e non so se è il termine corretto). A cosa è valso tutto questo? A volte me lo chiedo. Avrei potuto scegliere diversamente ? Comportarmi diversamente? Avrei potuto non seguire certe strade e preferirne altre? oggi ,riparto da zero. Quindi forse … la risposta è scontata. Certo avrebbe potuto andare diversamente. Ma non lo sapremo mai…. vero?

25 anni

A volte mi chiedo come è possibile non avere voglia di parlare con qualcuno con cui si è condiviso la propria vita per 25 anni.

Poi ci penso…. E ricordo tutto quello che ho passato, quello che ho subito. Perché sono lì, perché oggi la mia vita è così. E allora, in parte, capisco e torno in me. Capisco i miei errori, capisco i perché. Alcuni me lo spiego, altri ….. altro forse non li capirò mai.

A prescindere da tutto…. è triste, dopo un quarto di secolo passato insieme, non aver voglia di dire una parola, nemmeno di guardare in faccia una persona. Ho condiviso tutto. Ho dato tutto. Tutto. Di più. Energie, sogni, sacrifici, desideri, ambizioni, fatiche, tempo. Tempo. Tanto, tanto tempo.

Ma è un fallimento. Per me, per lei, per tutti. A volte mi chiedo come sia potuto accadere, cosa è successo. Perché a me.

Non so, non credo che riuscirò mai a perdonare il male subìto. Perché ogni giorno mi ricorda, impietoso, quello che ho fatto e quello che mi è ritornato. Ed è somma dispari, qualcosa che…. difficilmente porterà la bilancia in equilibrio.

E pure oggi penso che non ci sono vincitori né vinti. Abbiamo perso tutti. Certo, rimarrà sempre il dilemma dell’uovo e della gallina.

Ma risolverlo, non lenirà il dolore. Non cambierà il passato. E nemmeno influirà sul presente o sul futuro, in questo caso. E farà sempre male, sempre, pensare a quei 25 anni. E ai 25 che non saranno mai.

La consapevolezza della colpa, di quelle cose che so e che non sa, non aiuta. Non solleva. Aiuta in certi momenti ma alimenta la rabbia e il fuoco in altri. Un fuoco che dopo 5 anni non è spento, e che è ben lontano da spegnersi.

KTM Duke 125

Da piccolo, quando ero adolescente, non ho mai desiderato più di tanto avere la moto. Papà mi aveva dato la sua Vespa a 14 anni per andare alle superiori a Castellanza, e…. quello era. Non c’era la possibilità, economicamente, di comprare una moto. O uno scooter. O qualcosa di più “cool”. Quindi… il discorso era già chiuso in partenza, perchè se anche avessi voluto la moto…. non avrei potuto averla. Quindi, tanto valeva togliersela subito dalla mente.

“La macchina, ti prendiamo la macchina”. Sì, vero. Quella macchina, che poi è stata effettivamente comprata, era tuttavia un po’ “la macchina della famiglia”.. .non la “mia” macchina. Tutti (o quasi) i miei amici avevano una moto ….e andavano al Ticino, uscivano insieme, o addirittura andavano in vacanza a Jesolo. E io dietro di loro in auto.

Mi sarei rifatto, paradossalmente, alla veneranda età di 40 anni. Quando “grazie” (le virgolette sono ironiche) ai casi della vita…. la moto è diventata una necessità, più che un godimento. Per non metterci un’ora e mezza nei momenti di massimo traffico in tangenziale, quando vado da Matteo e Davide, e risparmiare un’ora di tempo che oggi posso dedicare ad altro. Un’ora ad andare , e un’ora per tornare. E “grazie” sempre a questi casi della vita…. oggi posso comunque godere di una moto, farmi i miei giretti ogni tanto, e riprendermi quel bello che mi sono perso da giovane. Anche se forse importa poco, anche se forse il tempo per goderne con gli amici… .è un po’ passato.

Ed è per questo che sono stato e sono contento che Matteo abbia avuto la possibilità di avere una moto, oggi, all’età di 17 anni. Non tanto perchè – diversamente – si sarebbe sentito forse “meno” degli altri suoi coetanei. Ma perchè ho imparato che ogni età deve essere vissuta per quello che è …. ed anche se non è sempre possibile avere tutto, e nel mio caso oggi è ancora più evidente in questa condizione, perlomeno Matteo può oggi provare e vivere esperienze che, un giorno, potrà raccontare al pub con gli amici, quando sarà grande, avrà dei figli, e un po’ invecchiato si troverà a ricordare di vecchie storie e vecchi episodi.

Un po’ come succede a me oggi quando ritrovo i vecchi amici. Io purtroppo posso solo ascoltarli parlare… mentre parlano delle loro esperienze, in giro, in moto, 30 anni fa. Ma immagino Matteo, fra 30 anni, in quel pub, a parlare ridere e raccontare.

E allora sorrido.

Il mio box, il mio giardino, il mio camino

Ci sono dei momenti, e per fortuna capita poco, e sempre di meno, in cui la mente sembra bloccarsi. Rimango quasi immobile, di fronte a un oggetto, un suono, un colore. E’ come quando ti ipnotizzano, una specie di parola chiave che… tac… scatta e tu ti fermi.

Ecco è capitato ieri e ancora oggi. Che qualcosa, e non so nemmeno bene cosa, si accenda nella mia testolina e mi faccia restare completamente congelato. Per fortuna capita in momenti in cui sono solo, e in ambienti dove la cosa è gestibile, ma credo di ricordare che vagassi coi ricordi e con la mente anche in situazioni con attorno la gente: presente come capita nei film? che uno pensa, ignora le voci intorno che si fanno più sottili, e visualizza una scena dentro di sè ? ecco. Così.

E molto semplicemente ho ripensato a tre cose, tre elementi, che ho sempre desiderato avere, usare, fruire, godere, e che oggi, non ho più. E mi mancano.

Il mio box. Era il mio regno. Il tavolo da lavoro, oggetto segreto del desiderio da anni, e anche elemento di invidia verso papà, che pure me l’aveva regalato per la nuova casa, ma che lui non aveva mai avuto nella sua. Grande, ordinato, pulito, per essere un box. Che fico che era…. quando dovevo fare qualcosa, creare qualcosa da zero… scendevo nel mio box. C’era tutto lì: utensili, legno, scatoloni ordinati con tutta la mia storia…. tutto.

Il mio giardino. Ah… quanto mi manca il mio giardino. (Quasi) sempre perfetto, curato, niente erbacce. Piante che crescevano enormi, ma sempre a posto, nessuna infestante a danneggiare la crescita. Il suo bell’impianto di irrigazione ben funzionante, l’aiuola curata. Bello.

Il mio camino. Ho sempre desiderato avere un camino… mi piace, quando vado in montagna, sentire il profumo della legna, il rumore dei tronchi che scoppiettano, guardare la fiamma quasi ipnotizzato. Il camino è il camino…. il mio era molto bello.

Non so perchè questi flash…. so che ho ancora il ricordo nitido di queste cose, anche se un po’ di tempo è passato, e so che mi mancano un sacco. Come mi piacerebbe riaverle …

La sardegna, settembre, si ricomincia

Erano anni che volevo andare in sardegna. Ne parlano tanto, ne parlano tutti. Come è bella, il mare, le spiagge, il cibo.Ci sono andato, ci siamo andati. E….

…. hanno ragione tutti. E’ stata una bella vacanza, i giorni sono volati. Come sempre. Anche se la sensazione è che i ragazzi … stanno crescendo, anno, dopo anno, dopo anno. Ci siamo un po’ scazzati, ma ci sta: chi ha voglia di fare una vacanza con papà single alla loro età ? Cheppalle. Non è stata facile, per loro, e non è stata facile, per me. Alla fine… fai il lavoro di 2,5 persone: io, un’altra, e in più aggiungi quello 0,5 perchè deve essere più bello che se fossimo “solo” in 2. Risultato: che fatica…. che fatica.

Ma è andata, anche questa è andata. Chiamiamola vacanza, in fondo per loro lo è stata, forse per me … un po’ meno. Abbiamo viaggiato, tanto Nuove esperienze, un traghetto mai preso, la prima volta sulle coste sarde, la prima volta a mangiare maloreddus e porceddu. Forse inflazionati, ma… tutto molto buono e molto bello. Abbiamo parlato, abbiamo riso, abbiamo litigato. Ancora una volta 14 spiagge diverse in 14 giorni. Pizza in spiagga al tramonto a osservare il sole che cala su Porto Cervo, acqua limpida e cristallina su spiagge bianche che fanno da cornice un po’ in tutte le foto. San Teodoro, Orosei, Cala Gonone e perfino Golfo Aranci… per una giornata con amici “speciali”.

Lo faccio per loro, glielo devo. Puoi compare il telefono più costoso del mondo, o l’orologio multi-funzione più prezioso sul pianeta terra… ma ricordarsi di un’esperienza, un’emozione, un pezzo di vita… non ha prezzo. E se un giorno diranno: cazzarola quanto si sbatteva papà da solo x noi ! Beh… ne sarà valsa la pena.

E io…. io ricomincio. Fra poco è settembre, riparte un anno impegnativo. Con un qualcosa in più, questa volta. Che porta un po’ di serenità e un sorriso, due cose importantissime per me, soprattutto ora. Chissà cosa succederà… per il momento, e come sempre da un po’ di tempo a questa parte, vivo il qui e ora. Basta programmi a lungo termine. Viviamo il presente, e ogni tanto… ogni tanto… alziamo la testa per mirare al prossimo obiettivo.

Un passo alla volta. Un passo alla volta.

Il covid, quello vero

Ma nemmeno troppo. Se ne parla, si discute. Due anni e più ormai… ed è toccato anche a me. Senza sintomi, senza effetti (per fortuna) ma ecco che un bel giorno…. improvvisamente sono positivo. E allora scriviamocelo, nel blog, questo giorno.

Sette giorni chiusi in casa…. per fortuna ho il lavoro, che mi occupa gran parte del tempo. Così non penso a nulla… anche se guardo fuori, scruto l’orizzonte, e i pensieri iniziano a volare… liberi, nell’aria. In questa casa piena di ricordi, in questa casa piena di storia, di passato e di presente…. senza sapere cosa il futuro riserverà.

Pensieri, tanti. Risposte, come sempre…. poche. E’ una costante, che questo covid riporta a galla… imprigionato in queste mura di amore-odio, in cui l’unica cosa che cerco da tempo è … sollievo, serenità.

E così “ci siamo fatti pure il covid”…. entro anche io in questo club. Avrei evitato, non tanto per gli effetti (nulli) ma per la reclusione forzata, ma … tant’è. Passerà… pure questo passerà. Ormai mi rendo conto, parlando e conoscendo persone, che molti, molti sono in questo mood. Non so se sia giusto, nemmeno sbagliato: è così. Io che non ho mai accettato “è così”…come risposta. Ma è così. E quindi…. pensiamo al lavoro, ai tamponi, alla libertà. E a stare bene. In qualunque forma questo “stare bene” si possa manifestare.

Il tempo, il lasciar correre

Mi accorgo che il tempo passa. Inesorabile. È un lento incedere. Manca sempre qualcosa nella mia vita, manca quel mordente che avevo un tempo.

Un tempo…. già…. quando tutto era diverso. Quando avere tutto sembrava non avere niente, e non avere niente non era contemplato. Quando la tensione al meglio, al top, alla perfezione…. era una gara con me stesso, un continuo volersi migliorare per vincere ogni volta la sfida è spostare l’asticella più in alto.

Oggi, da un lato … semplicemente …. non ho più voglia. Di nulla. Di lottare di migliorare di fare nuovi record. Ho dato, ho già dato…. e mando avanti gli altri. È così sul lavoro … un tempo battevo il pugno sul tavolo e dimostravo nei fatti chi ero. Oggi, semplicemente, non mi interessa più. Faccio crescere il mio team, di spazio ad altri. Lascio che chi sta sopra e da parte a me giochi le sue carte. Non esco dalla competizione … io oggi nemmeno mi iscrivo.

Passo in bicicletta davanti alla mia casa … la mia casa … vecchia… e constato come i nuovi proprietari non hanno la mia stessa dedizione e amore per qualcosa che avevo partorito è cresciuto. Margherite in un prato che chissà quando è stato tagliato l’ultima volta, siepe completamente abbandonata, un cane che vaga all’esterno distruggendo qualsiasi cosa si trovi davanti, delle azalee non ancora fiorite (chissà perché) piene di erbacce, piante morte nelle fioriere … che quanti fiori rossi e lilla avevamo fatto forse lo ricordo solo io.

Il tempo passa e dovrei lasciare correre. A volte vorrei ricominciare daccapo. Rifare tutto. Avendo una sola priorità in mente: io. Non più altri … non più un’altra persona prima di tutto… prima di me, prima di qualsiasi altra cosa. Io. Solo io. E poi…. Lascio perdere. Perché non ho voglia di ricominciare … faticare…. investire tempo, soldi, energie , tutto. Non ho più voglia, questo è .

Mi sembra di essere seduto sulla sponda del Ticino. A veder passare il corso del fiume …. Inesorabile…. Senza poter o dover far nulla. Così. Il riflesso del sole sull’acqua, rumori in sottofondo …. e il tempo che scorre e passa … passa …. E io resto seduto a guardare.

Un tempo ero protagonista . Oggi a volte non so più chi sono . Ma … “guarda avanti” dicono. E #ricominciodame … lentamente … forse troppo lentamente ….

Guarda sempre avanti

Finisce così questo 2021. Così come era iniziato: col Covid, non chiusi in casa come un anno fa, ma molto limitato in quello che si può e non si può fare. Odio fare i bilanci: a volte ci sono anni positivi, molti altre negativi, e di recente… non è proprio andato tutto benissimo. E quest’anno, purtroppo, è un altro anno da seppellire e dimenticare.

A marzo, ho venduto la mia casa. Quella casa che significava ben più che quattro mura e un tetto, ma rappresentava tutti i miei sforzi, il mio progetto, per una vita lineare e serena insieme ai miei affetti. Insieme a quella casa, e a quella porta che si è chiusa per sempre, se ne sono andati ricordi e un passato ….ma soprattutto si è chiuso un futuro che avrebbe dovuto essere diverso. Ma che chissà perchè…. è andato così.

Più tardi…. ho dovuto lasciare andare una persona importante, forse la più importante, per me. Una persona che ha lasciato un vuoto dentro di me, che ha causato un peso, un macigno che a volte è insopportabile. Una persona che mi ha fatto provare il sentimento più grande che potessi immaginare, ma anche il dolore più grande che potessi provare.

Nel mezzo… un nuovo lavoro, un nuovo inizio. Forse non quello che volevo, forse non quello che speravo, forse non quello che immaginavo. Sicuramente un lavoro più challenging del precedente, ma quanto meno…. un lavoro che mi fa di nuovo sentire vivo, questo sì, parte di un mondo e di un contesto…. che più mi appartiene e mi connota. L’unica nota positiva, forse, in questo anno veramente ma veramente difficile.

Perchè in tutto questo, c’è il resto… il resto fatto di difficoltà, di sacrifici, di una situazione di padre separato faticosa da mantenere, sia economicamente che dal punto di vista organizzativo e logistico. Ho provato a perdonarmi e a perdonare, ho provato a girare pagina. A volte ci sono riuscito, molte volte invece i ricordi, la rabbia, i mille progetti che avevo e che sono falliti… hanno avuto la meglio. Sono caduto, mi sono rialzato, sono caduto di nuovo e sono ancora oggi in piedi. Un amico ex collega in un messaggio mi ha scritto: “guarda sempre avanti”. E ha ragione, se non fosse che non è sempre facile, perchè ogni volta, ogni volta che ci si rialza… si lascia a terra qualcosa di noi.

Un’altra amica, su facebook, nel giorno del suo 40esimo compleanno ha scritto una frase molto bella, che rubo e faccio mia qui.

Ma come in ogni battaglia o sfida le cicatrici rimangono e ogni tanto fanno male ed i pensieri, i ricordi tornano forti. Ma equilibrio significa anche questo: “ricentrarsi” e trovare la forza in se stessi e in chi abbiamo accanto.Ogni tanto vacillo, sono umana , ma capita che vacillando mi faccio più male io di quanto mi farebbe male cadere.

E quindi mi domando ne vale la pena? La risposta che oggi mi do è NO. Quindi non mi resta che sperare che nel mio “nuovo viaggio” anche questa cosa cambi e le ferite, i pensieri e i ricordi, facciano sempre meno male anche quando tornano a farsi sentire

Quindi…. guarda sempre avanti. E’ quello che voglio provare a fare da oggi, nel 2022, e in questa mia seconda possibilità. Perchè sono sicuro che la vita ha ancora qualche sorpresa, e stavolta positiva, da regalarmi. Deve essere così, voglio che sia così. Tanti auguri e … buona vita.

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